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“They call us second generation”: un reportage per raccontare gli “Italiani 2G”

Roma, 14 settembre 2021 – Qual è il modo migliore per raccontare le vite, le esperienze, le difficoltà che tanti giovani di seconda generazione sono costretti ad affrontare? Probabilmente, spiegando chi sono e che il loro essere “culturalmente misti” non è altro che un pregio. L’obiettivo del reportage creato da Karim El Maktafi è proprio questo: rivelare le loro storie, “creare una realtà meno restrittiva”, che parta proprio dal “vissuto personale”.

Un reportage per raccontare i giovani italiani 2G

Il progetto di Karim El Maktafi riporta le storie di 20enne milanesi di seconda generazione, giovani figli di immigrati nati e diventati grandi nella capitale italiana del business. Fotografo cresciuto a Desenzano del Garda, attualmente residente a Milano, per realizzare il reportage è partito proprio da ciò che lui, a sua volta figlio di marocchini, ha vissuto. Tra l’altro, una prima parte del suo lavoro è già diventata un libro, un testo vincitore di numerosi premi: Hayati (“la mia vita” in arabo). “È partendo dal mio vissuto personale che ho deciso di provare a interrogare anche altri che stanno attraversando una condizione simile alla mia“, ha spiegato Karim. Il tutto ora si sta sviluppando nel reportage “They call us second generation”, che ritrae i figli di seconda generazione che si chiedono quanto di italiano e quanto di “extracomunitario” ci sia dentro di loro.

Insieme alle fotografie, Karim El Maktafi ha consegnato a ogni ragazzo un questionario da compilare sull’essere italiani, sul razzismo, sullo Ius Soli. Tra le altre risposte, ce ne è sicuramente una che spicca: “I ragazzi di seconda generazione sono i visionari del nuovo mondo! Essere in possesso di più culture è una ricchezza, ed è ormai un dato di fatto! Essere in possesso di due culture vuol dire pressoché conoscerle e fare da intermediari, i figli di seconda generazione sono così il ponte tra popoli, sono come se fossero tessitori, che creano e tessono legami legando fili tra spazi, luoghi, donne e uomini radicalmente diversi”, scrive Nicolas Yacub, un giovane di 25 anni. “La mia generazione sta portando molti cambiamenti, comunque, e penso alle proteste per Floyd o la legge Zan. Sono felice di questo movimento”, ha spiegato poi a Repubblica. Manca, tuttavia, ancora quello sulla legge di cittadinanza.

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