Roma, 19 settembre 2022 – Con la già quasi certa vittoria del centrodestra alle elezioni si allontana la possibilità di approvazione dello Ius Scholae. O, per lo meno, così come era stato pensato, probabilmente non rientrerà a far parte dei primi punti dell’agenda. Ma che cosa significa questo per i migliaia di figli di stranieri nati o cresciuti vin Italia? In poche, semplici parole vuol dire non avere gli stessi diritti degli altri coetanei. Non poter viaggiare, per esempio. E nemmeno partecipare ai concorsi pubblici.
Ius Scholae, perchè è importante
Sono circa 900 mila gli studenti nati da famiglie straniere che frequentano le scuole italiane e che, a oggi, si vedono tutelare meno diritti rispetto agli altri alunni. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, di questi 900 mila circa, il 64,5% è nato proprio in Italia e ha iniziato qui il suo percorso formativo. “Non capisco chi si oppone allo Ius Scholae”, ha dichiarato Nicole a Fanpage, una ragazza di 16 anni che frequenta il liceo linguistico. “Dicono che ci sarà più potere agli stranieri, ma non è così. Semplicemente lo straniero diventa italiano. E’ come avere un cittadino italiano in più non in meno”. “Se un bambino che fa le scuole in Italia, cresce in Italia, vive la sua vita qui, poi non ha la cittadinanza allora mi chiedo cosa possa mai fare?”, ha aggiunto poi Nilema, una giovane nata a Vicenza da genitori stranieri. “Non ho mai capito cosa vuol dire essere italiana, cos’è che ti rende italiana? Io penso in italiano, parlo italiano, ho la cultura italiana, ho lo stile di vita italiano, poi quando vado a fare i documenti sicuramente non mi sento italiana”, ha inoltre sottolineato.
“Io volevo fare il magistrato da piccolo. Poi ho scoperto che per fare il concorso avrei bisogno della cittadinanza ed ora non ci penso più. Credo che chi si oppone a questa legge non capisca davvero cosa significhi la scuola per un ragazzo straniero in Italia”, ha invece raccontato Anas, uno studente di scienze umane. Una persona senza cittadinanza, infatti, non può presentarsi ai concorsi pubblici. “Io ho tantissime difficoltà, non posso nemmeno prendere la patente”, ha spiegato Sofia, una sedicenne che studia al liceo scientifico di scienze applicate. La sua famiglia viene da El Salvador e lei ha svolto i cicli scolastici qui in Italia. “Io mi sento italiana perché vivo a Napoli, vivo a Napoli da tanti anni e ci vivrò per molti anni, mi sento italiana per questo e non ho bisogno di nessun documento per confermarlo”.
Tra l’altro, l’assenza di cittadinanza fa aumentare anche i fenomeni di bullismo. “Non ho mai capito cosa significa sentirsi italiano, io ho avuto compagni di scuola razzisti alle medie, che mi hanno insultato, bullizzato, mi hanno fatto sempre sentire straniero, non mi sono sentito accolto. Avevo quasi fatto l’abitudine a sentirmi straniero”, ha aggiunto Anas. Secondo i dati lavorati da Openpolis, infatti, tra gli studenti vittime di bullismo nelle scuole medie e superiori italiane, gli studenti di origine straniera sono circa il 17% in più. “Il razzismo non è nato oggi chiaramente, ma oggi nella scuola capiamo quando stia cambiando il paese perché ci sono molti più bambini e bambine straniere. Molto spesso purtroppo il personale scolastico non è preparato a gestire situazioni di conflitto che inevitabilmente si presentano, i fenomeni di bullismo sono frequenti e se da un lato fanno crescere i ragazzi, al tempo stesso li segnano profondamente. Loro ne parlano continuamente con noi, sono cose che li segnano”, ha sottolineato Fatima Ourizi, operatrice sociale del centro interculturale “Gomitoli” di Napoli.
“La cittadinanza non è solo un documento, ma è possibilità di partecipare alle vita politica e sociale di un paese, è sentirsi riconosciuti dallo Stato. In questo quando poi ci confrontiamo con gli altri paese europei capiamo quanto noi italiani siamo poco europei. Incapaci di accettare la diversità di ogni tipo. Perché, secondo voi, è così difficile dare la cittadinanza ad un ragazzino di origine straniera?”, si è chiesta in conclusione l’operatrice.
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