Roma, 5 ottobre 2021 – Se sei una ragazza nera, italoafricana, e canti musica reggae non è detto che la discografia italiana ti apra le porte. Anzi. A raccontare le discriminazioni che esistono in questo settore verso chi ha origini straniere è Awa Fall, una giovane nata e cresciuta a Bergamo da genitori senegalesi. “C’è discriminazione nel panorama discografico italiano. Invece nel resto dell’Europa è un’altra cosa”.
La storia di Awa Fall
“In Germania, per esempio, organizzano una manifestazione di successo come l’Africa Festival. L’ultima volta che mi sono esibita lì avevo un pubblico di cinquemila persone”, racconta la cantante. Del suo lavoro ne ha fatto motivo di vita: “In un primo momento sono stata affascinata dalle melodie. Poi, quando ho iniziato a capire i testi in inglese, ho deciso che quella sarebbe stata la mia musica. Le mie canzoni sono di denuncia sociale. Si dice che l’ignoranza sia la causa di tutti i mali, e noi artisti abbiamo la responsabilità di comunicare qualcosa che i media e le istituzioni nascondono. Fare canzoni d’amore non è la mia priorità, il mio obiettivo è essere la voce del popolo“. La sua voce l’ha portata a viaggiare tantissimo: “Appena maggiorenne ho iniziato a spostarmi con il movimento dei rasta, lavorando con i sound system e facendo musica dub e reggae. Ho girato tanto l’Europa da sola però il rovescio della medaglia è che questa vita mi ha tagliata fuori dai circuiti tradizionali. Non ho un’amica, per dire, e questa cosa mi pesa ma la mia vita è così”.
Di fatto, però, a soli 24 anni la giovane è una vera e propria star della musica reggae. Cresciuta a Bergamo con la mamma, la zia, e la nonna, riconosce l’Italia come il suo Paese, ma allo stesso tempo ammette di pensare che “qui non ci sia posto per me“. E il motivo è proprio la discriminazione nel settore musicale.
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