Roma, 19 ottobre 2021 – Lo sport può salvare la vita. E’ in grado di allontanare dalla strada, di dare disciplina. Per questo a Castel Volturno, in provincia di Caserta, è nata TamTam Basketball, un’associazione sportiva che un anno fa si è trasformata anche in una onlus. Si tratta di un progetto che si impegna ad avvicinare i figli di immigrati al mondo dello sport, completamente dedicato all’inclusione e alla lotta alla marginalità in una zona molto complicata. O meglio: un progetto che è riuscito nel suo intento.
Lo sport e gli immigrati di seconda generazione
“Sono ragazzi che parlano italiano e un po’ di dialetto napoletano”, ha spiegato Massimo Antonelli, presidente dell’associazione. Sono nati in Italia, frequentano la scuola e necessitano di essere integrati. “Sono giovani che adesso hanno tra i 13 e i 18 anni. I più grandi hanno iniziato quando avevano 14 anni. Si sono appassionati e molti di loro hanno continuati, altri hanno smesso o hanno seguito i genitori che sono andati a lavorare all’estero”, ha raccontato Antonelli. “Come società viviamo quasi esclusivamente di donazioni e crowdfunding”, ha aggiunto inoltre. Tamtam Basketball, infatti, è un progetto totalmente gratuito. Non si pagano iscrizione, divise, visite mediche, pulmino. Tutto viene offerto dai cinque soci, ex giocatori di basket che vogliono trasmettere la loro passione.
L’unico problema che devono affrontare quotidianamente sono le poche ore disponibili per sfruttare il palazzetto: solamente 12 settimanali. “Questo ci obbliga ad avere un numero massimo di ragazzi che possiamo iscrivere, intorno alla quarantina. Bugliamo garantire a tutti allenamenti veri, agonistici: i ragazzi hanno diritto a migliorarsi e a competere con i coetanei.” All’inizio erano coinvolte anche le ragazze in questo progetto. Negli anni, però, le giovani hanno abbandonato la società, a causa del regolamento che permette le squadre miste solamente fino ai 14 anni. “Senza poter competere con altri team ovviamente le ragazze si sono annoiate e hanno lasciato”, ha sottolineato il presidente. Ora, comunque, questo ostacolo potrebbe essere superato: TamTam Basketball infatti ha recentemente vinto un bando comunale per l’affidamento decennale di una tensostruttura. “Certo ha bisogno di essere rimessa a posto e ci mancano tanti soldi, che dovremo trovare noi perché il Comune è in dissesto. Ma ci permetterà di avvicinare molte più persone, e soprattutto ragazze: avere una squadra femminile è il nostro obiettivo primario”.
Un progetto nato per tutti e cresciuto per i figli di immigrati
In realtà, il progetto era nato per tutti i ragazzi di Castel Volturno, ma nel tempo si è trasformato in una realtà per i figli della comunità africana del territorio. “Abbiamo provato a coinvolgere anche loro, sono andato io personalmente nelle scuole, ma per qualche motivo che ancora non mi spiego tra di loro l’idea non ha attecchito. Forse l’orario, forse non potevano essere accompagnati”. Nel 2016, anno della sua nascita, TamTam Basketball era composto da 15 figli di stranieri e 4 figli di italiani. Poi, però, anche questi 4 hanno smesso di frequentare gli allenamenti, e il progetto si è trasformato in quello che è oggi. Dopo questo primo scoglio, la società ne ha dovuto superare un altro: “Quando ci siamo iscritti alla FIB abbiamo scoperto la regola che avrebbe potenzialmente messo la parola fine sull’esperienza di TamTam Basketball. E cioè che a livello giovanile potevano giocare solo due ragazzi stranieri per squadra“. I loto allievi, nati in Italia da genitori immigrati, erano considerati comunque stranieri.
“È stato un momento veramente tragico per i ragazzi. Abbiamo improvvisato un tamtam sui social, che è stato ripreso dai media locali ed è diventato un caso: la società impedisce di giocare a ragazzini di 14 anni. La scuola include e lo sport esclude, una cosa odiosa anche solo da pensare”. A quel pinto la federazione gli ha permesso di giocare in deroga, ma nella Legge di Bilancio del 2017 è inclusa una norma che si chiama Salva TamTam Basket e che permette a qualsiasi cittadino straniero minorenne che vive in Italia da almeno un anno e ne frequenta le scuole di essere considerato un italiano a tutti gli effetti, a livello sportivo. “Una favola nella favola, un lieto fine che oggi permette a 800mila ragazzi figli di stranieri di fare sport come i loro coetanei figli di italiani”.
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