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Italiani senza cittadinanza, la storia di Oleh: “Troppo povero per ottenerla”

Roma, 9 settembre 2021 – “Questo è il mio Paese, sono arrivato da piccolo, qui ho studiato, ho fatto l’università, possibile che l’Italia mi consideri ancora straniero?”. Oleh Opryshko, 27 anni, si pone continuamente questa domanda. Perché vive a Latina da quando aveva 6 anni, e tutta la sua vita l’ha passata qui, in Italia. Tuttavia, non è ancora riuscito a prendere la cittadinanza. E la motivazione è solamente una: non ha un reddito abbastanza alto per vedersela riconoscere.

Oleh: “Troppo povero per ottenere la cittadinanza italiana”

Alla fine vedrai che dovrò sposarmi per avere la cittadinanza. Con la mia ragazza, italiana, a volte ci scherziamo su, certo sarebbe una beffa per uno come me che si batte per i diritti, ma dopo anni di promesse, dopo il fallimento della legge del 2016, è lecito essere scettici. Però questo è il mio Paese, sono arrivato da piccolo, qui ho studiato, ho fatto l’università, possibile che l’Italia mi consideri ancora straniero?“, racconta a Repubblica. Ma facciamo un passo indietro. Oleh Opryshko oggi ha 27 anni. E’ nato a Sambir, in Ucraina, ed è arrivato in Italia all’età di sei anni. Parla quattro lingue: la sua d’origine, il russo, l’inglese e l’italiano. Si sta laureando in Scienze Politiche, è un attivista di Amnesty International e dell’associazione #italianisenzacittainanza. In questi giorni ha partecipato al festival sull’Europa di Ventotene. “Anche se non ho ancora la cittadinanza italiana, anzi ho un passaporto extracomunitario, credo fortemente nell’Europa, è un sogno da difendere”.

Vista la sua storia, perché non è ancora riuscito a ottenere la cittadinanza? Perché non riesce ad arrivare al reddito annuo richiesto dalla legge italiana. “Quando sei maggiorenne, non nato ma cresciuto in Italia, per richiedere la cittadinanza devi dimostrare di avere un certo Isee. Superiore agli ottomila euro per quattro anni consecutivi. Io studio e lavoro, per mantenermi in questi anni ho fatto il cameriere, l’operaio, il fattorino, spesso part time per riuscire, anche, a finire l’università. E questo Isee purtroppo non l’ho mai raggiunto”, ha spiegato il ragazzo. “In quanto extracomunitario, poi, non posso accedere ai concorsi pubblici, non posso fare richiesta per le forze armate, sono escluso da moltissime selezioni. Capite la trappola? Senza la cittadinanza un lavoro per raggiungere quell’Isee è quasi impossibile“.

Un’adolescenza tranquilla, che però non gli ha mai permesso di raccogliere abbastanza soldi. Così come di proporsi per lavori qualificati, vista l’assenza della cittadinanza italiana. D’altronde, per poter accedere ai concorsi pubblici, per esempio, è necessaria. E non solo. “In quinto liceo non sono potuto andare in Inghilterra con i compagni, ho avuto un’infinità di problemi burocratici, la consapevolezza netta che per me tutto sarebbe stato più difficile. E’ una tecnica per farti sentire straniero. L’Italia però mi ha dato anche un padre, il marito di mia madre, per me una figura importantissima, purtroppo scomparso nel 2014″. Nonostante tutto, comunque, ammette di sentirsi italiano a tutti gli effetti: “Io mi sento europeo, nel senso in cui lo immaginava Altiero Spinelli. Quindi nulla è escluso. Prima però vorrei che la mia patria di oggi, l’Italia, mi desse ciò che mi spetta, la cittadinanza”.

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