Roma, 19 gennaio 2022 – “La gente di questo posto finalmente mi vede come un essere umano, una persona“: dopo anni difficili, dopo un viaggio della speranza che l’ha portato dall’Africa all’Italia passando per la Libia e il Mediterraneo, Alhassane Hamidou Abdoulaye può finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Una bella storia di integrazione
Alhassane è arrivato in Italia nel 2017. Era poco più che un adolescente, e alle spalle si lasciava la sua terra, i suoi affetti. Quello che l’ha portato in Europa è stato un viaggio difficile, estenuante. Tramite terra, dalla Nigeria il giovane ha attraversato la Libia per arrivare al mare, dove una volta salito su un barcone ha affrontato il Mediterraneo fino alle coste siciliane. Oggi Alhassane ha 23 anni, e vive a Bari insieme a una famiglia che gli ha aperto le braccia come fosse un figlio, un fratello. E tutto grazie al progetto di Refugees Welcome Italia: “Dalle esperienze al modello: l’accoglienza in famiglia come percorso di integrazione”, finanziato dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione del Ministero dell’Interno e realizzato in collaborazione con i Comuni di Bari, Roma, Palermo, Ravenna e Macerata e l’Università di Tor Vergata.
Prima di trovare la sua famiglia italiana, però, Alhassane ha vissuto in centri di accoglienza e ha lavorato in campagna insieme ad altri migranti che al momento si trovano ancora “nella stessa condizione. Lavorano in nero, non parlano italiano, non fanno praticamente parte della società”, racconta il ragazzo. Lui, invece, grazie a quelle persone che gli hanno aperto la porta e hanno deciso di accoglierlo ha potuto studiare, crescere. Quest’anno, inoltre, si è diplomato come operatore socio sanitario. “E’ sempre stato il mio sogno”, ha ammesso. Oggi Alhassane lavora come mediatore culturale nel centro polifunzionale di accoglienza Casa delle Culture nel quartiere San Paolo, e presto potrà andare a vivere da solo. La sua è la dimostrazione che l’accoglienza e l’integrazione, se svolte nel modo giusto, funzionano.